GUIDA AGLI SPRAR

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L’organizzazione istituita dal D. Lgs.142/2015 prevede che dopo una prima fase di gestione statale volta alle procedure di foto segnalamento e primo screening sanitario, si apra – per chi abbia espresso la volontà di richiedere protezione internazionale – il circuito dell’accoglienza vera e propria, che viene sempre più finalizzato a realizzare una forma di “accoglienza integrata”.
Se da un lato l’integrazione dei migranti è vista dalle Comunità ospitanti come un peso, dall’altro è l’unica via concreta per evitare le tensioni che possono derivare da accoglienze in emergenza non programmate. La gestione deve avvenire in un regime di corretta organizzazione per gravare meno sulle Comunità.
L’obiettivo dovrebbe essere quello di persegue una strada “di organizzazione” e non “di fatalismo”: rifiutarsi di ospitare un certo numero di migranti per poi vedersi assegnare comunque la loro presenza, fuggendo la responsabilità che invece un governante deve assumersi, significa solo perdere l’unica occasione di perseguire il bene comune.
Il proposito è di affrontare direttamente ciò che diventerebbe comunque un obbligo, e di organizzare l’accoglienza rendendola diffusa sul territorio: no a concentrazioni di migranti in singole strutture ma ricerca di accordi fra Comune, Confedilizia, ANCI e Proprietari per rendere disponibili un certo numero di unità immobiliari ubicate in zone diverse del territorio comunale.Ciò significa:

  • maggiore tutela sanitaria;
  • maggiore possibilità di controllo, perché è più semplice monitorare il comportamento di poche persone alla volta che di gruppi interi;
  • minor pressione sulla Città, perché è più semplice accettare piccolissimi nuclei sparsi piuttosto che gruppi più numerosi che occupano pochissime strutture;
  • maggior facilità di comunicazione con i residenti.

I costi del sistema, comprensivi del personale necessario a coprire tutte le esigenze, sono a permanente ed integrale finanziamento statale.
È necessario che i Comuni siano parte attiva e non passiva dei progetti di ospitalità ed integrazione, predisponendo attraverso i sistemi SPRAR specifici progetti triennali da sottoporre al vaglio del Ministero dell’Interno; il Ministero a sua volta predisporrà una graduatoria e finanzierà completamente il progetto, se ritenuto adeguato. Il punto è che ino ad ora pochissimi Comuni hanno presentato progetti di accoglienza, e pertanto tutti sono stati finanziati. Attendere ancora, procrastinare, rifiutare al solo scopo di vedersi obbligati ma almeno non aver dovuto decidere, rimandare l’inevitabile, voltarsi altrove, porterà solo a dover affrontare comunque la “questione accoglienza”, ma a quel punto in emergenza e pesando sulle sole forze comunali.
Esiste già un Piano operativo nazionale per fronteggiare il flusso di cittadini di Stati terzi, siglato dal Ministero dell’Interno,
Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Ministero dell’Economia e delle Finanze, Regioni e Province Autonome Di Trento e Bolzano, ANCI, UPI, Accordo Piano Nazionale Accoglienza, Roma 2014.
La problematica principale da affrontare è sicuramente la velocità con cui le commissioni territoriali esaminano e si esprimono sulla richiesta per il riconoscimento dello stato di rifugiato che tutti i richiedenti asilo muovono; oggi il tempo medio tra esame della richiesta e del relativo ricorso è di circa due anni e mezzo, in questo lungo periodo lo stato italiano è obbligato a garantire ospitalità ma sappiamo che solo a meno del 20% dei richiedenti, alla ine dell’iter giuridico, verrà riconosciuto lo status di rifugiato. A tutti i migranti a cui verrà riconosciuto lo status di rifugiato dobbiamo per accordo internazionale garantire un progetto di integrazione, per coloro a cui non verrà concessa questa condizione dovrà essere verificata annualmente la possibilità di essere considerati migranti economici oppure di avviare le procedure di rimpatrio sottoscrivendo opportuni accordi bilaterali con i Paesi d’origine.
L’obiettivo è quello di:

  • fornire la disponibilità ad ospitare richiedenti asilo;
    richiedere prioritariamente nuclei familiari già formati;
  • sostenere opportuni accordi che ANCI e Proprietari di casa possono stipulare per individuare gli immobili necessari ad ospitare i richiedenti asilo;
  • gestire l’accoglienza affidandone l’organizzazione ai servizi sociali comunali e collaborando con Cooperative Sociali di indubbia trasparenza per l’erogazione dei servizi connessi;
  • sottoscrivere protocolli con i soggetti accolti in cui siano chiariti gli impegni e i tempi di accoglienza;
  • disporre un regolamento per ogni struttura/tipologia di struttura, atto a garantirne il funzionamento ed a facilitarne la convivenza e l’organizzazione all’interno;
  • far seguire ai soggetti ospitati opportuni percorsi di integrazione sociale e linguistica;
  • avviare i singoli soggetti – limitatamente all’età ammessa – alla collaborazione attiva mediante la partecipazione a lavori socialmente utili;
  • seguire e monitorare in modo continuo lo stato di avanzamento del progetto, aiutando i soggetti ospitati a ricostruirsi una vita completa fatta di diritti e doveri.