Povera Chiavari!!

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Ci avviamo verso le elezioni a Chiavari. In genere anche le amministrazioni più svogliate regalano il classico colpo di coda. Magari una pista ciclabile, già che la Via dell’acqua ha avuto fondi stanziati lo scorso marzo (2016) per 1 milione di euro, oppure il muro d’argine del fiume Entella già che anch’esso è fermo da anni ed ora ha avuto stanziamenti. Sono persi definitivamente quelli del centro sportivo con il milione rispedito al mittente, o quello per l’arredo urbano. Invece l’amministrazione pare stia utilizzando l’unica sua arma a disposizione per prendere consensi. Cosa Vi chiederete? Il fondo di riserva, ossia soldi pubblici, per spargere contributi a pioggia come usa fare la più vecchia politica con una condotta che non è illegale, ma certamente non opportuna. Infatti il fondo di riserva dovrebbe servire per le spese impreviste ed ha la funzione di assicurare, nei limiti delle disponibilità del fondo stesso, le risorse finanziarie necessarie per fronteggiare eventi eccezionali e non prevedibili. A Chiavari gli imprevisti sono l’arrivo del 78° Giro ciclistico dell’Appenino, il rilevare superfici immobiliari, pagare forniture iren, elargire contributi ad associazioni, tanto per fare solo alcuni esempi. Comunque gli €. 281.230,76 dovrebbero essere ormai dilapidati, sperando che non capiti l’emergenza. In città poco si muove. Quindi al sindaco non rimane che prendersi ufficialmente meriti per l’avviata opera pubblica di Lavagna, ossia la rotonda sul ponte della Maddalena, gasandosi per il rapporto con l’amministrazione precedente (ndc. sciolta proprio ad inizio settimana per mafia). Ricordiamo che Lui la rotonda sotto il suo comune l’ha eliminata creando un luogo urbano disorganizzato con autovetture che devono procedere in controsenso ed altre che si ammassano sotto il monumento in sosta vietata. Piazza dei Pescatori verso la bruttura di Preli è ormai zona di parcheggio selvaggia anche sopra il “risseu”, senza che una macchina venga mai sanzionata e poi all’improvviso ecco la miglioria. Le casette dell’acqua. Sono tre. Siamo andati a visionarne due. Allora ok che nessuno ancora ci ha risposto circa la domanda legata all’intercettazione della mafia su quel tal comunale Giorgio, buono anche non aver saputo chi è l’autore della demenziale circolazione davanti a Palazzo bianco, oppure l’ideatore delle luci radianti che facevano inciampare la gente ora schiacciate dalle colonnine davanti alla Cattedrale, oppure della pedonalizzazione ad orario sulla desolata Piazza Matteotti della scorsa estate lasciata slargo deserto sotto il sole cocente per poche ore. Ma questa volta è opportuno sapere il nome di colui che ha studiato e messo a punto la posizione delle casette dell’acqua. Una a neppure un metro dai bagni pubblici in Via Piacenza, opera d’architettura moderna davanti ai servizi. La seconda su Corso Buenos Aires; alla prima visita l’abbiamo trovata collocata in posizione irraggiungibile per la presenza dei prospicienti motorini, adesso forse qualcuno l’ha fatto notare e nuova miglioria. Parcheggio a disco orario e possibilità di strisciare contro le auto per provare a prelevare l’acqua. Non abbiamo il coraggio di raggiungere la terza. Povera Chiavari.