Ci sembra già di sentirle, le voci del “Ve lo diciamo da anni che serve un argine più alto, alla foce”. Gli hanno dato anche un nome, si chiama Diga Perfigli, e il solo nominarla fa rimpiangere progettisti capaci e anche un po’ di vecchia e sana umiltà.
È in momenti come questi, quando l’Entella esce dalle sponde e le persone lo guardano preoccupati, che serve avere ragionato a monte ed avere già formulato e attuato soluzioni sensate. Che non comprendono argini alti 3 metri costruiti in un SIC, in un’oasi naturalistica e – per non farci mancare niente – alla foce di un corso d’acqua completamente abbandonato a se stesso.
Dopo un evento come quello appena trascorso, fortunatamente senza danni rilevanti, la cosa che preoccupa di più è l’ottusità di chi continua a percorrere una strada che nulla a che fare con la messa in sicurezza, e tanto si avvicina alla messa in disponibilità di aree adesso inedificabili.
Perché basta fermarsi un attimo e pensare: ma a Lavagna quanto è esondato l’Entella? Ogni volta che c’è un evento come quello appena trascorso, e Lavagna (fortunatamente) si salva, è lampante la dimostrazione che il progetto non serve. O almeno non serve per le finalità che vengono esposte a tutti.
I danni sono stati fatti: i porti, l’impermeabilizzazione dei suoli, il restringimento dell’alveo, l’annullamento della manutenzione. Non sarà un ennesimo manufatto offensivo della natura dell’Entella, a rimediare, e non sarà spostando a monte il problema delle esondazioni a lavarci la coscienza.
Servono la manutenzione seria, continua e sensata; la conoscenza del bacino imbrifero; la stretta collaborazione tra Comuni. E tanto interesse per il proprio territorio.
Questa volta è andata bene: la pulizia di parte della rete primaria è stata un buon alleato, e la sorte ha fatto il resto. Vorremmo che il futuro fosse fatto di buone pratiche e non ancora di pessimo ragionare.
Mu5s Chiavari
Immagine tratta dal sito www.ilsecoloxix.it